Extrò O’ Selvaggio

Extrò O’ Selvaggio

Oggi sbarbata con il combo sapone e dopobarba O’ SELVAGGIO.

Eau Sauvage è stato il primo profumo per uomo di Dior, creato nel 1966 da Edmond Roudnitska. Un profumo coetaneo di Donato Ciniello che, invece di rivisitarsi lui, ha rivisitato Eau Sauvage. Una sfida impegantiva perché Eau Sauvage EdT è più di un semplice profumo. È sinonimo di eleganza assoluta, di uno “spirito Dior” immortale, che conserva intatta la propria modernità. Ancor oggi, uno dei profumi più noti: per 25 anni il profumo per uomo più venduto al mondo. Perché tanto successo? Probabilmente, visto che in profumeria si usa parlare di note e di accordi come se fosse musica, perché Eau Sauvage è come le opere di Mozart, che nascondono ben altro dietro l’apparente semplicità. Concepita con estrema cura, ogni elemento trova esattamente il proprio posto. È un profumo “giusto”. Roudintska, nel crearlo, decise di mantenere la semplicità lineare della struttura classica del profumo per uomo, ma aggiungendo un tocco di eleganza con l’uso di fiori, fino ad allora esclusivi dei profumi femminili, e con l’hédione, una nuova sostanza che poi è diventata la caratteristica dei profumi maschili Dior.

Per fortuna il mondo del wet shaving è fatto in prevalenza da giovani ventenni, più che da vecchie carampane, e per quanti di questi non hanno mai annusato Eau Sauvage, ma sono comunque interessati ad O’ SELVAGGIO: il profumo è un agrumato aromatico, cioè un equilibrio fra le note agrumate di Limone e Bergamotto, la caratteristica nota floreale e vellutata, e una decisa firma del Vetiver e degli accordi legnosi tipicamente maschili. Le note legnose e aromatice del profumo creano un’essenza selvatica che dà il nome al prodotto: selvaggio dal latino silvaticus che trae dalla silva, cioè che sa di bosco.

Il nutriente del sapone da barba O’ SELVAGGIO è l’olio di jojoba. Pianta originaria dell’America centrale, nota già agli Aztechi per curare affezioni della pelle e ferite, porta dei frutti che spremuti danno una cera liquida che trova impiego in preparazione di emulsioni con proprietà protettive, nutrienti, emollienti ed ammorbidenti della pelle ed è molto utilizzata in cosmesi nelle creme per prevenire l’invecchiamento cutaneo e la comparsa di rughe.
Ribadisco che, anche se tutti lo chiamano olio di jojoba, in realtà è una cera liquida. Una cera permette da un lato una maggiore penetrazione ed un pronto assorbimento epidermico, dall’altro un’elevata attività filmogena. Visto che BAROCCO, l’altra novità Extrò, usa il karitè che è un burro, colgo l’occasione per aprire una parentesi e spiegare la differenza tra olio, burro e cera. A beneficio di una marea di stronzi che ancora si domanda se è normale che un sapone cambi consistenza. Dipende da con che cosa è fatto!

Oli e burri vegetali sono in maggioranza miscele, dove oltre il 97% è costituito da molecole derivanti dall’esterificazione del glicerolo con acidi grassi, a formare mono-di-trigliceridi; ciò che non è gliceridico si chiama frazione insaponificabile ed è pari a meno del 3% nella maggioranza dei casi. Il burro e l’olio si differenziano tra loro per la natura degli acidi grassi presenti nella frazione glicerica: il burro ha più acidi grassi saturi che conferiscono al composto un più elevato punto di fusione, quindi una consistenza semisolida a temperatura ambiente; viceversa, l’olio ha più acidi grassi insaturi che abbassano il punto di fusione e conferiscono una consistenza liquida a temperatura ambiente. Alla stessa temperatura un sapone Extrò fatto con olio liquefa e uno fatto con burro no. Chiaro?
L’applicazione degli oli e dei burri, tuttavia, è dettata dalla natura chimica della frazione insaponificabile, quel 3% scarso che fa la differenza; ad esempio, l’olio di noce trova largo impiego nei prodotti abbronzanti, perché la sua porzione insaponificabile è ricca di pigmenti bruni (fenoli), mentre la porzione insaponificabile dell’olio di cocco è ricca di sostanze antiossidanti, come la vitamina E. Possiamo riassumere dicendo che nella piccola porzione insaponificabile di un olio o di un burro si trovano numerosi metaboliti secondari (flavonoidi, carotenoidi, steroidi), che determinano le proprietà chimiche di quell’olio o di quel burro e che si chiama frazione insaponificabile perché se la sottoponiamo ad una reazione di saponificazione non vi partecipa.
Le cere sono, invece, miscele di acidi grassi esterificati con alcoli diversi dal glicerolo; anch’esse presentano una porzione insaponificabile. Esistono cere solide, semisolide e liquide, a seconda del livello di saturazione o insaturazione degli acidi grassi che le compongono, come accade per gli oli e i burri; ne è un esempio l’olio di jojoba, chiamato così in maniera impropria perché in realtà si tratta di una cera liquida. Anche le cere presentano una porzione insaponificabile, che ne determina le funzioni; nel caso della cera liquida jojoba la frazione insaponificabile, pari a meno del 3%, è ricca di vitamina E e di altri composti chimici che le conferiscono proprietà antiossidanti e seboregolatrici.
Mi pare che Donato si lamentasse del fatto che doveva mettere vitamine nel sapone MDL ma queste andavano aggiunte dopo per non farle saponificare. Capite che non è del tutto vero. Gli bastava scegliere una miscela di oli che hanno una frazione insaponificabile ricca di vitamine, come la vitamina E nell’olio di jojoba. Forse non gliel’avevo detto, o sì e lui non ha capito, o ha capito a modo suo, o non gliel’ho detto di proposito perché lui è Extrò, io Extronz. Chiusa parentesi.

Ritornando ad O’ SELVAGGIO: il marchio Dior è stato creato, vent’anni prima di Eau Sauvage, con la maison di Christian Dior, un vero maestro di eleganza. E per descrivere la sbarbata con O’ SELVAGGIO, riprenderei molto semplicemente proprio la definizione di eleganza secondo monsieur Dior: un equilibrio di semplicità, attenzione, naturalezza e distinzione.

Insomma, dopo sabbia, alcool ed eccessi estivi, il modo giusto per iniziare l’autunno, con un profumo che ricorda, o insegna, cosa sia eleganza, virilità, una forza tranquilla. Sa di fresco, di una camicia bianca pulita, di un vento leggero in un giardino ombreggiato. Non adatto a sbarbatelli o tamarri, accompagna per ore la giornata di chi la sicurezza non la deve ostentare. In un mercato pieno di acque zuccherate e benzine testosteroniche fa bene al cuore essere reso partecipe di una nostalgia olfattiva.

Armando Ilič Misasi, 2 novembre 2017